Lo stereotipo dell’italiano nel cinema.

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Il cinema, quella macchina meravigliosa e un po’ magica che ha cambiato, influenzato, educato e diseducato intere generazioni nel corso dell’ultimo secolo. Come tutti i media, il cinema nasconde delle insidie, specie per lo spettatore pigro o ingenuo: informazioni romanzate, parziali, unilaterali, a volte dolosamente scorrette, sono state nel corso del tempo accettate e consolidate. Miti hollywoodiani, li chiamiamo: “fatti” a metá tra storia e leggenda.

Da quando vivo negli Stati Uniti, mi sono chiesta spesso quanto il cinema abbia influito nella creazione dello stereotipo dell’italiano nell’immaginario americano. E non essendo un’esperta, di recente mi sono fatta una scorpacciata di film sul tema – mentre aspetto da un momento all’altro le doglie e l’arrivo della mia bambina.

Lo stereotipo dell'italiano nel cinemaEcco cosa ho concluso.

Potrei iniziare dicendo che alcuni di questi film li ho ri-guardati, e necessariamente letti in una nuova chiave. Ovvero tenendo presente che, per moltissimi spettatori americani, certe pellicole sono la bibbia dell’italianitá.

Le orgini. L’immigrazione massiva degli italiani in America. Una piccola introduzione va cercata fra i primi emigranti. (A tal proposito, suggerisco vivamente il film Golden Door, 2006).

Nel cinquantennio fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, l’America accolse oltre 5 milioni di italiani, l’80% dei quali, é interessante notare, si stabilirono a NY, fra l’altro cittá ospite dei primi produttori cinematografici.

Immaginate lo shock degli “americani”  (di origine britannica, scandinava, germanica), al contatto con questi stranieri che da subito si classificarono come passionali, sensuali, forse anche violenti, con un forte senso della famiglia, per lo piú poco eruditi, in ogni caso con abitudini interessanti agli occhi dei morigerati protestanti che li incontravano per la prima volta.

Queste caratteristiche fecero presto la loro apparizione nei vecchi film d’epoca (di cui personalmente ho visto solo spezzoni su youtube – noia mortale), dove si trovano personaggi, invariabilmente interpretati da anglo-americani e mai da italiani, che comunicano con gesti esagerati, parlano ad alta voce e si comportano in modo melodrammatico (l’intero repertoire della vecchia madre con capo coperto da nero velo che si lancia sulla bara del figlio, o dell’uomo accoltellato per uno sguardo improprio alla consorte altrui).

RodolfoIn questi pezzi da museo secondo me appaiono i primi capisaldi. Fra tutti: il gangstger ed il latin lover. Rodolfo Valentino decisamente segna un’epoca. E poco importa che le malelingue volessero che il tombeur de femme fosse in realtá gay e/o impotente. L’ideale dell’uomo italiano romantico, un po’ mascalzone, dallo sguardo ipnotico si consolida per sempre nei sogni delle americane.

Pellicole italiane e pellicole americane. Avanziamo velocemente di circa un trentennio.

Ho notato che distinguere fra film italiani che hanno attraversato l’oceano e film made in USA che hanno per argomento italiani o italo-americani non é fondamentale. Entrambi producono lo stesso risultato.

Il primo gruppo secondo me é sorprendentemente striminzito. Classico per eccellenza é La dolce vita, 1960, ma vi assicuro che pochissimi appassionati si sono spinti oltre nel cinema felliniano. Matrimonio all’italiana, 1964, e qualsiasi altro film interpretato da Sophia Loren, pure sono piuttosto noti. Produzioni più recenti, come  Il postino, 1994,  La vita é bella, 1997, Nuovo Cinema Paradiso, 1988,  o Maléna, 2000, tutti hanno in comune una data di ambientazione non contemporanea. Mentre noi li guardiamo e pensiamo a un’Italia che non c’é più, la stragrande maggioranza degli americani li guarda e pensa ad un’Italia che é ancora così.

padrinoIl secondo gruppo, quello dei film prodotti qui, secondo me ha apportato la maggiore influenza nella costruzione e consolidazione degli stereotipi. Vedi Vacanze romane, 1953, ma soprattuto una lunga lista di pellicole incentrate su soggetti mafiosi, di cui la trilogia de Il padrino, 1972 e seguenti,  non é che la più nota. C’era una volta in America, 1984 (produzione italo-americana), Quei bravi ragazzi, 1991, Bronx, 1993, Casinó, 1995, tutti hanno contribuito a creare l’associazione italiano-mafia.

L’americano oggi é troppo politically correct per ammettere apertamente di credere che ci sia del vero in questa immagine. A me é successo solo una volta che qualcuno che mi era stato appena presentato mi abbia detto:

-Sicilian? Ah, Mafia!” – E costui era palesemente brillo.

Viceversa, sono io che a volte mi servo del mito. “You don’t want to mess up with a Sicilian woman” é una carta che gioco fra il serio e il faceto in ogni situazione di potenziale attrito.

I film che escono dal panorama malavitoso secondo me sono i più interessanti. La trilogia (quadrilogia? esalogia?) di Rocky, a partire dal 1976, potrebbe essere un richiamo positivo ad una serie di personaggi reali, italo-americani, che hanno fatto epoca. Da Joe Di Maggio a Madonna, passando per Jon Bon Jovi, Springsteen e Dean Martin, Frank Sinatra e Lady Gaga (che orrore mettere i due nella stessa frase!), Robert De Niro, Leo Di Caprio e lo stesso Sylvester Stallone (Stallon, pronunciano qui).

– They’re all Italian, buddy, including you! – Come dico sempre al mio americano marito dal cognome italiano.

Stregata dalla luna, 1987, racchiude la gamma completa dei cliché: melodramma, passione, moonscontri familiari ma grande senso della famiglia, opera lirica, tradimento, conversazioni ad alta voce in cui tutti interrompono tutti, e gesti, gesti, gesti. True Love, 1989, é una commediola che sembra fare da precursore a Il mio grosso grasso matrimonio greco, 2002. E vi ricordo che per molti americani, tutti i popoli del mediterraneo sono, fondamentalmente, uguali.

Infine uno sguardo alle pellicole degli ultimi dieci anni.

Chi ha visto To Rome with love, 2012? Credo sia superfluo che io ripeta la checklist degli ingredienti: ci sono proprio tutti. E qualcuno si é sventurato, pardon, avventurato, nella visione di Sotto il sole della Toscana, 2003? E’ questo un film che non ha riscosso grandi consensi nel Belpaese, credo proprio perché i luoghi comuni sono cosí esagerati da risultare intollerabili. Ma le campagne nei pressi di Cortona e il bel faccino di Raul Bova, decisamente hanno fatto la loro parte negli States.

Cosa conclude quindi lo spettatore medio dalla visione di questi film?

  1. L’etimologia della parola “paparazzo”.
  2. L’uomo italiano é un Casanova e molto spesso infedele.
  3. Le donne italiane sono bellissime ma overly dramatic (nemmeno saprei tradurre bene questa espressione, visto che per noi nulla é troppo drammatico).
  4. Anche gli uomini italiani sono melodrammatici.
  5. Gli italiani parlano ad alta voce e gesticolano sempre.
  6. Gli italiani soffrono di isteria religiosa e/o sono superstiziosi.
  7. L’Italia é stupenda, pittoresca, romantica in ogni scorcio, villaggio e cittá (e lungo sarebbe l’elenco di film che pur non avendo italiani come soggetto, sono ambientati sullo sfondo di meravigliosi scenari dello Stivale, da The Italian Job a Il talento di Mr Ripley e vari altri).
  8. Tutti gli italiani sono grandi artisti.
  9. Italiano-spaghetti-pizza-mandolino-mamma (quoto Elio e Le Storie Tese).
  10. “Oh, se solo parlassi come un italiano quando tento di rimorchiare una donna! – Se solo mi parlasse come un italiano quando tenta di rimorchiarmi!”

Sul punto decimo scriveró il mio prossimo post.

Per ora, vorrei lasciarvi con una domanda che mi é sorta. Sappiamo che ogni stereotipo nasconde un fondo di veritá. Qual é il nostro? Siamo davvero cosí loud and dramatic and sexually explicit o lo siamo solo agli occhi di un popolo puritano e pacato? E soprattutto, non sará che questi americani un po’ ci invidiano?

  • Ciao,
    ottimo lavoro! interessante quando si riesce a mettere le cose nella prospettiva giusta specialmente facendo riferimento alla storia e all’ambiente da cui si proviene. Sicuramente gli Anglosassoni ci invidiano (…a volte) per come noi Mediterranei viviamo. Pero` credo che sia anche vero che certi aspetti per cui siamo invidiati siano anche aspetti di disfunzionalita` che ci portiamo appresso e che abbiamo imparato nell’ambiente in cui siamo cresciuti. Personalmente, solo dopo che sono venuto negli Stati Uniti ed aver fatto un profondo lavoro su me stesso ho potuto mettere certe cose nella prospettiva giusta e cose che prima erano sempre state parte di me come positive si sono rivelate inappropriate, fuori luogo ed a volte estremamente negative. Era tutto da buttare? No assolutamente. Pero` ho compreso quanto le mie radici hanno avuto un effetto su di me ed il modo mio di “mostrarmi al mondo”. Cosi`, facendo riferimento a come nel tempo, noi italiani ci siamo mostrati agli altri abbiamo creato uno stereotipo che spesso e` stato emulato (…vedi ancora oggi, Jersey Shore oppure Soprano) ed a volte e` lontano dalla realta` di casa nostra. Strano ma non troppo come aspetti sociali negativi attirano l’attenzione ed ispirano alla fantasia di un romanzo, un film, etc… e poi diventano realta` da imitare, a cui ispirarsi

    • Ciao Gennaro.
      Grazie per il tuo commento. SOno d’accordo con te. Viaggiare e/o vivere in altri paesei serve soprattutto a considerare possibilita’ diverse da quelle con cui sei cresciuto. E magari a cambiare alcune cose, perche’ no? E’ bello lasciarsi ispirare da usi e comportamenti che appaiono “migliori” dei nostri, o anche solo piu’ adatti al posto in cui ci si trova. Mente aperta, sempre!
      Ciao, e grazie per il commento.

  • Bella, sposata e sta per diventare mamma, ma anche intelligente, cosa puo’ volere un marito di piu’?
    C’e’ dell’altro da aggiungere, ma richiederebbe delle ore di dialogo ed analisi sia storica che comportamentale.
    Qui sotto ci sono alcune massime che accompagnano la mia firma nelle e-mail e che ben si riferiscono a quanto da lei esposto.
    “Il mondo è come un libro e coloro che non viaggiano hanno letto solo una pagina.”
    “The world is as a book, and those who do not travel read only a page.”
    – Saint Augustine
    Una delle penalità rifiutando di partecipare alla politica è che si finisce per venir governati dagli inferiori.
    One of the penalties for refusing to participate in politics is that you end up being governed by your inferiors.
    – Greek philosopher Plato (c. 428-348 B.C.)
    Piu’ leggi ci sono, meno giustizia c’e’
    Too many laws, less justice
    – Ignoto-unknown
    Cordialmente e con tanti auguri da un nonno.

  • E vero che lo stereotipo dell’italiano nel cinema che stai descrivendo ha influenzato molto l’opinione della gente, però ti consiglio di cercare qualche titolo del nuovo film italiano (degli ultimi due decenni)
    su questo sito http://www.cinemaitaliano.info puoi trovarne parecchi
    E stata anche per me, una vera sorpresa guardare dei film italiani, dove i protagonisti non parlano sempre ad alta voce, non gesticolano sempre e non mangiano altro che spaghetti 🙂

    • Grazie, bel sito. Farò un’altra scorpacciata appena la mia bimba me lo consentirà! 😉

  • To Rome with Love credo sia piu che altro una parodia dei film sull’Italia, appunto sugli atteggiamenti che stai descrivendo.
    A me e’ piaciuto molto, ma sono un fan di Woody Allen.

    • Anche a me piace Allen, ma “From Rome with love” non mi ha entusiasmata. La tua interpretazione è interessante però: che volesse proprio mostrare le esagerazioni e i luoghi comuni?

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